Le questioni climatiche ed ambientali includono in maniera naturale ed implicita, tra l’altro, un tema centrale mai affrontato con determinazione e credibilità dai grandi partiti italiani: la questione generazionale.
Parlare di ambiente equivale a parlare di futuro, fare politiche ambientali significa guardare negli occhi i bambini di oggi per garantirli un avvenire all’altezza dei loro sogni.
Al di là degli slogan semplicistici della rottamazione o del tutti a casa, cosa davvero è stato fatto in Italia, concretamente, su questo argomento?
Veniamo da anni in cui alle scelte radicali si è preferito il calcolo con il bilancino elettorale, una sindrome da braccino corto che ha paralizzato l’azione e la proposta politica, in cui le liste elettorali più che di lotta all’inquinamento erano occupate da paracadutati sui territori. Insomma più che di strategie di rifiuti zero, lo sport preferito era il riciclo del candidato. Mortificando l’ambiente e i sogni di rappresentanza di un’intera generazione.
Sono nato nel dicembre del 1989 e molti dei protagonisti politici attuali, dal centro destra a quello che fu il centro sinistra, erano già presenti in Parlamento. Con quale credibilità oggi possono rappresentare quel desiderio di cambiamento che nasce dalle piazze colme di ragazze e ragazzi che chiedono semplicemente un futuro per il Pianeta?
Parallelamente come può rappresentare un’alternativa chi appena arrivato al Governo si è dimenticato della prima stella quella ambientale, sacrificandola e barattandola sull’altare del nero capitano.
Ecco perché quando diciamo tocca a noi, non stiamo pronunciando un semplice slogan ma stiamo dimostrando una vision differente, capace di essere interprete credibile e coerente di un movimento nato dal basso, capace di mettere nell’angolo la narrazione razzista e tossica di cui si è avvelenata la società.