Prospettive per il futuro

L’ennesima emergenza rimette in tavola questioni che la crisi del modello associativo fin qui conosciuto ha progressivamente sepolto, tentando di rimuoverlo definitivamente insieme a concetti come solidarietà, cooperazione, mutualità, welfare e via declinando la necessità di essere “società”.

Molto tempo è passato, e molte cose sono mutate da quando il vecchio di Stagira accreditava la caratteristica “sociale” dell’uomo e tuttavia la natura stessa, che sia madre o matrigna poco importa, si incarica ogni tanto di riportare alla luce le radici di quell’essenza, che non è affatto istintiva e invece, proprio come i tratti somatici (con buona rassegnazione dei razzisti) è frutto dell’esperienza accumulata nei tempi.

Esperienza non necessariamente consapevole, così come quella che ci fa la pelle scura o i capelli biondi. E tuttavia in grado di plasmare la nostra effettiva tendenza ad essere. Qualcosa di complesso, di non immediatamente o schematicamente riducibile a formula, ma che tuttavia necessita di tempi storici per modificarsi. 

Intendiamo, nel caso specifico, la tendenza talmente depositata da essere percepita come “naturale” (nel senso di insita, connaturata) ad essere animali sociali, a ricercare cioè, e costruire, strutture di compartecipazione allo sforzo di vivere. Compartecipazione che si rivela sia negli aspetti economici che in quelli affettivi, sia nelle conquiste culturali che nelle condizioni di convivenza.

E proprio quando i rapporti economici tendono a promuovere l’individualismo e si indebolisce progressivamente l’idea del “privato” come “politico” nell’illusione di poter bastare ciascuno a sé stesso, la casualità di un problema cui non siamo preparati e contro cui le risposte individuali non hanno alcun effetto, ci ripone di fronte alla questione se sia o meno possibile fare a meno dei concetti e delle pratiche di cui all’inizio (solidarietà, cooperazione,…).

Un terremoto devastante come quello del Centro Italia o l’incendio dell’Australia o dell’Amazzonia o le alluvioni ormai sempre più ampie e frequenti, le lunghe guerre con orrendi massacri di inermi e innocenti e cospicue devastazioni dell’ambiente ci fanno sentire deboli e poveri. Ma fenomeni simili sono comunque considerati circoscritti, “locali” e inducono al più a sperare che non tocchi a noi e fare qualche piccola donazione taumaturgica.

Quando la tragedia assume proporzioni generali, ossia in senso letterale investe il genere umano intero, come nel caso dei fondamentalismi criminali del terrorismo internazionale, o come una pandemia mortifera e sconosciuta come quella che affrontiamo oggi, nessuno si sente più protetto, relativamente al sicuro, nessun rifugio è inviolabile. 

E allora ci si riscopre umani, si dichiara il desiderio di contatto umano, sia pure nelle forme ingenue dell’abbraccio, della convivialità spicciola, e piano piano si comincia a ricostruire almeno l’immagine delle relazioni, e della loro necessità pratica, vitale, non certo ideologica.

Si smette di vedere gli altri come ostacoli alla propria libertà ed autodeterminazione, al contrario li si considera indispensabili per la promozione di sé, che può avvenire solo attraverso relazioni effettive, scambi, riconoscimento, non certamente attraverso l’autocompiacimento della clausura fisica o comportamentale che sia.

Ora, se fossimo tutti sinceri, dovremmo anche veder sparire le illusioni nazionalistiche, razzistiche, discriminatorie in genere, inconsistentemente fondate sulle differenze come fossero limitazioni e non invece ricchezze. Il genere, i limiti fisici e psichici, la salute, il censo, il livello culturale, il ruolo sociale, i caratteri somatici non dovrebbero più valere come elemento di gerarchizzazione della popolazione, la quale dovrebbe naturaliter divenire finalmente popolo, inteso come collettività cosciente, consapevole, impegnata per il progresso comune e generale delle condizioni materiali di vita. Dove per condizioni materiali si intende non solo ciò che attiene ai bisogni fisici, ma tutto quanto concorre “materialmente”, ossia di fatto, allo sviluppo della dignità umana.

Tutti vediamo, con una certa volontà di fiducia, come si manifesta oggi, nella necessità di stare lontani, la voglia di stare vicini che decliniamo come possiamo, rimettendo il tricolore a segnale di unità, non più quindi come distintivo ma come aggregante, dentro il quale, come vorrebbe la Costituzione che è il programma di una società e non un testo lirico, c’è posto per tutti purché non ne tolgano ad altri. Cantiamo dai balconi e ci commuoviamo per il sacrificio di chi opera per combattere il virus non solo per mestiere, per dovere contrattuale, ma nella grandissima maggioranza anche per alto senso civico, per quello che un tempo si sarebbe chiamato dovere morale. Cerchiamo perfino di sdrammatizzare, un po’ ridendoci sopra con esorcismi satirici, un po’ cercando rassicurazione in auspici sentimentali e tutto sommato infantili come “andrà tutto bene” o “insieme ce la faremo”.

Infantili e sentimentali, non stupidi. Perché, sia pure in una declinazione quasi nazional-popolare, questi atteggiamenti rimettono in vista l’essenza della lunga battaglia della civiltà contro la barbarie: mentre tutto il mondo si sforza di conservare l’umanità, la disumanità qui e là fa comunque capolino, a ricordarci che la virtù non è automatica e che bisogna combattere per preservarla. Trump e Johnson, qualche sciacallo che ruba dall’ospedale i presidi di difesa dal contagio, nella loro ignobile manifestazione, rafforzano però la reazione positiva, intanto di condanna e subito dopo di allontanamento da chi propugna egoismi e pratiche socialmente delinquenziali.

Che questa esperienza produca riposizionamenti nelle relazioni di massa e accenda qualche lanterna su aberrazioni come razzismi, sessismi, fobie e altre tragedie, è abbastanza prevedibile. Quali saranno le dimensioni e soprattutto la durata di queste riacquistate facoltà è da vedere.

Però su questo si può intervenire. Lo si può fare a livello istituzionale (altrimenti non si capisce a che serva la democrazia) e anche a livello sociale, intervenendo come cittadini organizzati (meglio) o singoli per riproporre una lettura civile, umana, dignitosa dei rapporti sociali, dei diritti, delle finalità del nostro operare.

Come ANPI ci auguriamo e lavoreremo affinché anche questa guerra sia di monito e ci consegni, oltre ai lutti e ai danni, la possibilità di promuovere con maggior forza ed efficacia gli strumenti per la costruzione ed il rafforzamento di quanto è messo in discussione dall’individualismo, dal consumismo, dalla spettacolarizzazione della vita stessa.

Giovanni Morsillo – Presidente provinciale Anpi Frosinone

L’Emilia- Romagna, noi e la sfida per il futuro

Il muro non è crollato, Stalingrado è ancora salva. Ad occhio e croce, per la sinistra queste elezioni erano diventate il classico dentro-fuori, più simile ad una semifinale di Coppa, utile a salvare la stagione che ad una “semplice” elezione regionale e diciamo che già questo dovrebbe farci riflettere sui disastri combinati ad ogni livello.

La notizia più bella che ci fa guardare con speranza al futuro è certamente il successo clamoroso di Elly Schlein. 22098 preferenze. La più votata. Il dato sorprende per dimensioni, certo, ma chi ha avuto modo di conoscerla personalmente era sicuro di una grande affermazione. Perché diciamolo chiaramente quei voti sono davvero meritati. Nella sua sfida “Coraggiosa” ci sono certamente quei principi che tante e tanti cercano da tempo: la capacità di fare squadra, la freschezza dei contenuti, l’onestà, la capacità, una politica che studia gli argomenti ma è capace al contempo di renderli popolari, la chiarezza e per l’appunto il coraggio di dire le cose come stanno. “Siamo andati bene – ha detto – anche nelle aree di provincia e in Appennino. Non vogliamo fare la sinistra della ztl, perché la sinistra può e deve tornare a parlare a quei territori che si sono sentiti un po’abbandonati». Questa è la chiave di volta per togliere le radici al salvinismo: le periferie, le campagne, le zone interne. Luoghi in cui servizi sono stati depotenziati, in cui i paesi invecchiano, in cui i cittadini spesso si sentono e vengono trattati come persone di Serie B.

Questo modello è replicabile? Sì, certamente sì, a patto che il progetto non sia guidato dalla voglia di accapararsi un seggio, una poltrona, un ruolo in prima fila ( tutto quello che ha ammazzato nella culla Leu), ma sia animato da quei principi di eco-socialismo e di lotta alle disguguaglianze, necessari oggi in Italia. Un soggetto in cui sia presente un vero e profondo cambio generazionale al vertice. Il tema come ha osservato Andrea, non è entrare o no nel Pd, il punto cruciale è la ricostruzione del campo progressista, il superamento delle isole l’una contro l’altra armate dell’arcipelago della sinistra, un grande, paziente, capillare lavoro culturale e politico.

Un’identità chiara, dei punti programmatici netti e riconoscibili, un lavoro lungo e paziente sul territorio. Se qualcosa ho imparato da questi anni di militanza politica è che le persone hanno bisogno di conoscere e riconoscere i candidati ed il loro staff. Di esserci non solamente in campagna elettorale, ma di esserci sempre 365 giorni l’anno. Vogliono che qualcuno si prenda cura dei loro problemi e dei loro sogni.

Un’altra considerazione che sento di condividere riguarda banalmente che le piazze social, senza le piazze reali valgono poco. Questo ce l’hanno ricordato le sardine che hanno semplicemente mobilitato le persone che non ci credevano più, che erano deluse ( giustamente) dalle politiche (sbagliate) di questi anni. La sinistra,tutta, nel decennio passato ha smesso di mobilitare, di essere in piazza, si è chiusa su se stessa. Ha giocato sempre in difesa. Ora no, bisogna tornare ad incontrarsi, a confrontarsi, a trovare punti di incontro, ad ascoltare il mondo reale, ad unire la visione con un solido pragmatismo territoriale. Non possiamo accontentarci solamente di un nobile lavoro culturale.

Naufraga il M5S nella Regione che l’aveva visto nascere: se ripeti per anni che di notte tutti i gatti sono neri, ma poi viene il giorno e si nota la differenza tra un Salvini qualsiasi ed il resto del Mondo, se governi indistintamente sia con il Pd, sia con la Lega, se al al tuo interno hai politici opposti per Dna, se i tuoi Ministri, nella stragrande maggioranza dei casi, sono inadeguati al loro compito, arriva il momento in cui ti sciogli come neve al sole. La campana suona per tutti.

Insomma guardiamo al futuro con un pizzico di speranza in più, ma con la convinzione che un cambio di passo a livello nazionale e sui territori, non sia solo auspicabile ma necessario.

Pretendiamo Chiarezza

Pubblico integralmente la lettera che ho inviato a sua Eccellenza il Prefetto di Frosinone, ieri 28-10-2019, a seguito della votazione per l’elezione dei membri della Comunità Montana del 9.9.19 , sulla quale continuiamo a non vederci chiaro e sulla quale pretendiamo chiarezza.

Alla cortese Attenzione di/del/delle

Sua Eccellenza Il Prefetto della Provincia di Frosinone, Dr. Ignazio Portelli

Gentile Segretario Comunale, Dottoressa Anna Parisi
Ill.mo Sindaco di San Giovanni Incarico, Ing. Paolo Fallone

Gentili Scrutatrici
Consigliere Dott. Isabella Corsetti,
Consigliere Dott. T. Raso,


Oggetto: delibera del Consiglio Comunale del 9.9.19 n.  18: nomina dei rappresentati della Comunità Montana del Lazio “Monte Ausoni”.


In riferimento alla nota del 7.10.19 a firma del Segretario Comunale di San Giovanni Incarico, allegata alla presente mail, mi preme fare alcune precisazioni al fine di giustificare la mia richiesta di copia o, eventualmente, della sola visione del brogliaccio utilizzato per la stesura della delibera in oggetto.
Premetto che dopo la discussione, per ragioni politiche che qui è inutile precisare, ho abbandonato l’aula consiliare senza partecipare alla votazione dei rappresentati della Comunità Montana dei Monti Ausoni, posizionandomi in prossimità della stessa.
A conclusione del Consiglio Comunale, sia io che tutti i presenti con cui ho avuto modo di parlare abbiamo potuto constatare che il Sindaco, nel proclamare quali rappresentanti della Comunità Montana i consiglieri Tania Raso e Carbone Antonio, ha dichiarato il seguente risultato della votazione:
n. 5 voti al consigliere di minoranza Tania Raso
n. 3 voti al consigliere di maggioranza Antonio Farina
n. 2 voti al consigliere di minoranza Zimarri Umberto
n. 2 voti al consigliere di maggioranza Carbone Antonio.

Conclusa la votazione, il consigliere Bortone Giorgio ha obiettato che, data la parità di voti, il Sindaco avrebbe dovuto eleggere il sottoscritto, quale consigliere più giovane di età, rispetto a Carbone Antonio.


Nella delibera precisata in oggetto, invece, pubblicata sull’albo pretorio on line del Comune (allegata), il risultato della votazione è diverso (4 voti assegnati alla consigliera Tania Raso e 3 voti al consigliere Carbone) e l’osservazione del Consigliere Bortone non è riportata.
Da qui la mia richiesta di visione delle schede elettorali e del brogliaccio, in modo da verificare se vi fosse stato un errore di trascrizione tra quanto avvenuto nel corso del Consiglio e riportato nel brogliaccio del Segretario e quanto poi riportato nella delibera pubblicata sull’albo.   
Il giorno dopo la mia richiesta, sono stato convocato presso la sede comunale e durante un colloquio privato mi è stato comunicato dal Sindaco, Ing. Paolo Fallone, che nel dichiarare in Consiglio i voti a scrutinio segreto raccolti dai singoli consiglieri si era sbagliato, per cui il risultato elettorale corretto era quello riportato nella delibera in oggetto; nel contempo, la Dottoressa Parisi mi ha comunicato l’impossibilità di visionare il brogliaccio del Consiglio e sono stato anche rassicurato del fatto che presto avrei ricevuto una comunicazione a chiarimento dell’accaduto.
Purtroppo così non è stato.
Con la comunicazione allegata il Segretario mi ha ribadito il diniego all’accesso del suo brogliaccio, con le medesime motivazioni comunicatemi personalmente, per cui non ho modo di verificare se ha errato il Sindaco nel dichiarare i voti raccolti dai singoli Consiglieri o se, invece, tale errore sia stato commesso dal Segretario Comunale.
A tal proposito mi permetto anche di evidenziare che le schede elettorali che mi sono state poste in visione, in calce alla comunicazione allegata, non sono idonee a garantire la genuinità della votazione riportata nella delibera in oggetto, perché sono evidentemente prive di qualsiasi preventiva vidimazione, che immagino sia invece necessaria.

Precisato quanto sopra, senza entrare nel merito della legittimità a richiedere copia del citato brogliaccio, credo sia interesse del Segretario Comunale e dell’intera Amministrazione comunale fare chiarezza su tale grave equivoco, mostrando quanto trascritto nell’immediatezza della votazione.  
Ciò, anche in considerazione del fatto che la stessa Consigliera Dottoressa, Tania Raso, che ha avuto modo di esaminare i singoli voti durante il Consiglio nella sua veste di scrutatrice- in più occasioni, anche dopo la pubblicazione della delibera in esame, ha dichiarato sui social network di aver riportato 5 voti in suo favore e non 4 come riportato nella delibera allegata.
Tra l’altro, mi resta difficile crede che il Sindaco si sia sbagliato nell’assegnare un voto in più a Tania Raso e, nel contempo, abbia commesso lo stesso errore assegnando un voto in meno a Carbone Antonio.
Così come mi resta difficile credere che, nell’ascoltare il Sindaco dichiarare in modo errato i voti raccolti dai singoli consiglieri, né il Segretario Comunale, né le scrutatrici siano intervenute in Consiglio per correggerlo e non hanno ritenuto di doverlo fare nemmeno dopo il riferito intervento del consigliere Bortone.


Qualcosa non quadra, per cui nell’interesse di tutti sarebbe bene essere il più trasparenti possibili e fare chiarezza su questa vicenda.

Per tale ragione chiedo anche al Sindaco ed alle Consigliere scrutatrici, a cui è indirizzata la presente, di fornire la loro versione dei fatti in modo da far chiarezza sull’accaduto.

Nel contempo, se possibile, chiedo all’Ill.mo Sig. Prefetto di porre in essere tutte le verifiche ritenute opportune per chiarire le contraddizioni emerse tra quanto dichiarato dal Sindaco nel corso del Consiglio comunale del 9.9.19 e quanto riportato nella relativa delibera consiliare.

Nel caso non avvenisse quanto richiesto, si richiede l’annullamento della delibera in questione.


Per concludere mi sia permesso un ultimo appunto.
Chi è più competente di me mi ha riferito che la votazione collegiale a scrutinio segreto, con il voto limitato, sia legittima ed in più occasioni la giurisprudenza ha riconosciuto la legittimità dell’elezione di un rappresentante della minoranza con i voti della maggioranza; è anche vero però che recentemente il Tar Puglia, con la sentenza n. 1070/15, vedi allegato, ha ritenuto illegittima l’ingerenza della maggioranza nell’eleggere con i propri voti un rappresentante della minoranza, così come è accaduto  nel nostro caso.
Per tale ragione mi chiedo se non sarebbe stato meglio e più corretto non approfittare delle lacune legislative e lasciare alla minoranza il diritto di scegliere il suo rappresentante?


In attesa di un cortese riscontro, porgo cordiali saluti.

Il Consigliere Comunale di San Giovanni Incarico, Dott. Umberto Zimarri

Ampliamento Discarica Roccasecca- Le mie osservazioni

Oggi, 14 ottobre 2019, si è tenuta presso la sede della Regione Lazio, in Via Del Tintoretto, la conferenza di Servizi riguardo il progetto di ampliamento della Discarica di Cerreto con la conseguente creazione del V Bacino di discarica. Qui tutte le info.

Qui il link al post che riassume le vicende odierne, del Sindaco di Roccasecca, Giuseppe Sacco.

Si riportano integralmente le osservazioni presentate e messe agli atti del procedimento.

Le motivazioni del Mio No

1          QUADRO EUROPEO DI RIFERIMENTO

Il progetto di ampliamento della discarica per rifiuti risulta sottoposto ad istanza di Valutazione d’Impatto Ambientale, ai sensi della Parte II del D.Lgs. 152/06 e smi.

L’Allegato III alla Parte II del D.Lgs. 152/06 e smi, che elenca le categorie di impianti ricadenti in VIA, alla lettera p) cita le “discariche di rifiuti urbani non pericolosi con capacità complessiva superiore a 100.000 m3” nonché “discariche di rifiuti speciali non pericolosi […] con capacità complessiva sino a 100.000 m3”.

In base a quanto dichiarato nella Sintesi Non Tecnica presentata dalla Ditta MAD Srl, la discarica dal punto di vista progettuale presenta una volumetria complessiva pari a 1.069.896 m3 ed una capacità complessiva pari a 760.614 t, prevedendo un conferimento medio giornaliero di rifiuti stimato in 500 t/g, per una durata di 68 mesi.

Tale progetto risulta essere in completa contrapposizione con le politiche di smaltimento dei rifiuti contenute nella

  • DIRETTIVA (UE) 2018/850 DEL PARLAMENTO EUROPEO
  • DIRETTIVA 2018/851 che modifica la direttiva 2008/98 sui rifiuti
  • DIRETTIVA DEL CONSIGLIO del 30 maggio 2018 che modifica la direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti.

Dal 4 luglio 2018, tale pacchetto normativo è in essere anche nel nostro Paese, mentre il progetto in discussione è stato discusso già nell’autunno del 2015.

Il nuovo impianto normativo europeo prevede infatti degli standard estremamente stringenti riguardo il conferimento in discarica. Nel dettaglio si riportano di seguito alcuni passaggi estratti dalla direttiva:

 (art 1, DIRETTIVA (UE) 2018/850) La gestione dei rifiuti nell’Unione dovrebbe essere migliorata per salvaguardare, tutelare e migliorare la qualità dell’ambiente, proteggere la salute umana, garantire un utilizzo accorto, efficiente e razionale delle risorse naturali, promuovere i principi dell’economia circolare, incrementare l’efficienza energetica e ridurre la dipendenza dell’Unione dalle risorse importate.

(art 2, DIRETTIVA (UE) 2018/850) Dovrebbero essere rafforzati gli obiettivi della direttiva 1999/31/CE del Consiglio che stabiliscono restrizioni in merito al collocamento in discarica, affinché riflettano più incisivamente l’ambizione dell’Unione di passare a un’economia circolare e di fare progressi nell’attuazione della comunicazione della Commissione del 4 novembre 2008 su «L’iniziativa «materie prime»… La Commissione e gli Stati membri dovrebbero assicurare che tale riduzione rientri nell’ambito di una politica integrata che garantisca una corretta applicazione della gerarchia dei rifiuti, promuova una transizione verso la prevenzione, compresi il riutilizzo, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio e impedisca il passaggio dal collocamento in discarica all’incenerimento.

(art 10, 2018/850) La progressiva riduzione del collocamento in discarica è indispensabile per evitare impatti nocivi sulla salute umana e sull’ambiente e assicurare il recupero graduale ed efficace dei materiali di rifiuto con valore economico grazie a una loro adeguata gestione, in linea con la gerarchia dei rifiuti di cui alla direttiva 2008/98/CE. Tale riduzione dovrebbe evitare lo sviluppo di una sovracapacità per gli impianti di trattamento dei rifiuti residui, come per esempio attraverso il recupero di energia o il trattamento meccanico-biologico di scarsa qualità dei rifiuti urbani non trattati, in quanto ciò potrebbe pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi unionali di lungo termine in materia di preparazione per il riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti urbani stabiliti dalla direttiva 2008/98/CE. …..

 (paragrafo 3/bis, direttiva 1999/31, modificata con la direttiva del 30 maggio 2018): Gli Stati membri si adoperano per garantire che, entro il 2030, tutti i rifiuti idonei al riciclaggio o al recupero di altro tipo, in particolare i rifiuti urbani, non siano ammessi in discarica, a eccezione dei rifiuti per i quali il collocamento in discarica produca il miglior risultato ambientale conformemente all’articolo 4 della direttiva 2008/98/CE.

(paragrafo 5, direttiva 1999/31, modificata con la direttiva del 30 maggio 2018): Gli Stati membri adottano le misure necessarie per assicurare che entro il 2035 la quantità di rifiuti urbani collocati in discarica sia ridotta al 10 %, o a una percentuale inferiore, del totale dei rifiuti urbani prodotti (per peso).

Tali obiettivi vengono sintetizzati anche nella Comunicazione, della Commissione Europea al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale europeo e al Comitato delle regioni, dal titolo: “Verso un’economia circolare: programma per un’Europa a zero rifiuti”. A pagina 10 di tale Comunicazione si legge quanto di seguito riportato:

Per incrementare i benefici economici, sociali ed ambientali derivanti da una migliore gestione dei rifiuti urbani, la Commissione propone di:

• aumentare la percentuale di rifiuti urbani riutilizzati e riciclati portandola almeno a 70% entro il 2030;

 • aumentare la percentuale di rifiuti di imballaggio riciclati portandola a 80% entro il 2030, con obiettivi intermedi di 60% entro il 2020 e 70% entro il 2025, con obiettivi per determinati materiali;

• vietare il collocamento in discarica dei rifiuti riciclabili di plastica, metallo, vetro, carta e cartone e dei rifiuti biodegradabili entro il 2025, e chiedere agli Stati membri di impegnarsi per abolire quasi completamente il collocamento in discarica entro il 2030

• promuovere ulteriormente lo sviluppo di mercati delle materie prime secondarie di qualità, anche valutando l’opportunità di introdurre criteri di fine vita per determinati materiali;

Si ricorda che da un punto di vista giuridico la Direttiva Europea vincola gli Stati Membri al raggiungimento degli obiettivi indicati.

Da un punto di vista generale, il Legislatore Europeo ha diretto la sua azione normativo-politica verso una piena attuazione dei principi di economia circolare e verso l’obiettivo finale di rifiuti zero. Tale indirizzo risulta in profonda contrapposizione con quanto si può leggere nel progetto di ampliamento della discarica di Roccasecca. Il progetto di Costruzione del V Bacino, già presentato nell’autunno del 2015 e riproposto tal quale, si muove in direzione opposta rispetto alle logiche europee di riferimento e non tiene conto degli specifici aggiornamenti in materia che nel frattempo si sono succeduti.

2          QUADRO REGIONALE DI RIFERIMENTO

La Giunta della Regione Lazio il 2 agosto del 2019 ha deliberato il nuovo Piano dei Rifiuti per il periodo 2019-2025. Come è possibile leggere nel Testo dell’Atto n. 592 del 02/08/2019 anche la Regione Lazio, ha logicamente tenuto conto del quadro di riferimento europeo considerando nel suo Piano di gestione le nuove direttive europee, come si evince dagli estratti di seguito riportati.

VISTE le nuove direttive contenute nel pacchetto UE sull’economia circolare, pubblicate nella GUUE del 14.06.2018 e che prevedono la modifica di sei Direttive europee e riformano l’economia circolare:

 Direttiva (UE) 2018/849 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica le direttive 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso, 2006/66/CE relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori e 2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche;

 Direttiva (UE) 2018/850 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica la direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti;

 Direttiva (UE) 2018/851 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti;

 Direttiva (UE) 2018/852 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica la direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio

Considerata l’incongruenza descritta nel paragrafo precedente tra gli indirizzi delle Direttive Europee e la natura del Progetto in discussione e considerato che tali Direttive vengono interamente assunte come premessa del nuovo Piano di Gestione Rifiuti della Regione Lazio, il progetto risulta in contrasto anche con il quadro di riferimento normativo della Regione Lazio.

Il fabbisogno impiantistico della Provincia di Frosinone

Nelle tabelle successive viene riportato il fabbisogno impiantistico dell’ATO Provincia di Frosinone estratto dall’ Allegato 3 della Deliberazione Giunta Regionale – numero 592 del 02/08/2019 in riferimento al quinquennio 2020-2025.

Tabella 137 – Ipotesi I – conferimento a discarica del 25% di FOS – Ato Frosinone

  Scenario 1 (minimale 70%)
  Rifiuti a discarica 25% FOS Totale
       
2020 7.404 6.694 14.098
2021 7.090 6.393 13.483
2022 6.785 6.101 12.886
2023 6.487 5.814 12.301
2024 6.195 5.533 11.728
2025 5.909 5.256 11.165
      75.661

Tabella 138 – Ipotesi I – conferimento a discarica del 75% di FOS – Ato Frosinone

  Scenario 1 (minimale 70%)
  Rifiuti a discarica 25% FOS Totale
       
2020 7.404 20.081 27.485
2021 7.090 19.180 26.270
2022 6.785 18.302 25.087
2023 6.487 17.443 23.930
2024 6.195 16.599 22.794
2025 5.909 15.768 21.677
      147.243

Le volumetrie proposte nel Progetto di ampliamento non trovano alcun riscontro con il fabbisogno della Provincia di Frosinone.

Nella configurazione prevista dal Piano si evidenzia infatti che l’ATO di Frosinone per quanto riguarda il fabbisogno impiantistico di discarica è soddisfatto, anche se non completamente nella peggior configurazione di scenario. In tale ipotesi comunque il disavanzo sarebbe minimo poiché, prendendo come riferimento temporale il mese di luglio 2019, le volumetrie residue di discarica risultano essere le seguenti:

• la discarica per rifiuti non pericolosi MAD Srl – località Fosso Crepacuore – Civitavecchia (RM) ha una volumetria residua utile di mc 183.904;

• la discarica per rifiuti non pericolosi MAD Srl- località Cerreto, snc – Roccasecca (FR) ha una volumetria residua utile di mc 119.263

• la discarica per rifiuti non pericolosi Ecologia Viterbo sita in Viterbo, Località Le Fornaci, ha una volumetria residua utile di circa 12.000 m3.

• la discarica Lazio Ambiente SpA per la quale non sono pervenuti dati si assuma il dato che dovrà chiudere entro il 31 dicembre 2019 pertanto non c’è volumetria residua dal 2020.

Nel sito istituzionale della Regione Lazio (https://www.regione.lazio.it/rl_main/?vw=newsDettaglio&id=5023) il nuovo Piano Regionale di Rifiuti viene così sintetizzato:

  • Sviluppo dell’economia circolare;
  • Riequilibrio territoriale del fabbisogno impiantistico in ogni Ato provinciale;
  • Introduzione del sub-ambito di Roma Capitale;
  • Innovativo presidio industriale di Colleferro e raccolta differenziata al 70% nel Lazio entro il 2025;
  • Legalità e investimenti regionali per sostenere Comuni e aziende pubbliche nella realizzazione di impianti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti.

Si può leggere, inoltre, che sono previsti cinque ambiti territoriali ottimali, uno per ogni Provincia.

Per tale ragione si richiede la disattivazione della Conferenza di Servizi poiché la configurazione prevista dall’azienda proponente non può in alcun modo risultare a servizio dell’Ato di Frosinone ed è in palese contrapposizione anche con gli obiettivi prefissati dal Piano Regionale Rifiuti della Regione Lazio.

Si ricorda, infine, che la convocazione odierna per discutere l’eventuale riapertura dell’iter progettuale per l’ampliamento della discarica è stato motivato proprio con l’aggiornamento del nuovo Piano di Gestione Rifiuti della Regione Lazio.

3  VALUTAZIONE IMPATTO SALUTE PUBBLICA

Nell Sintesi Non Tecnica presentata viene fornito un quadro di riferimento della salute pubblica (Paragrafo 9.5 pagina 55) e la valutazione degli impatti previsti su tale componente (Paragrafo 10.5 pagina 65).

Per quanto riguarda il quadro di riferimento relativo alla salute pubblica, nella Sintesi Non Tecnica si legge:

“Gli effetti sulla salute dell’esposizione a impianti di trattamento dei rifiuti sono un argomento da lungo tempo dibattuto. Negli ultimi anni alcuni studi hanno messo in luce una maggiore frequenza di decessi e malattie per alcune cause tumorali e non tumorali e di eventi sfavorevoli della gravidanza (malformazioni congenite, basso peso) tra i residenti nelle zone circostanti gli impianti

[…]

Non è corretto valutare la probabilità di un rischio per la salute rappresentato da queste fonti inquinanti basandosi solo su uno o pochi studi: solo l’analisi scientifica dell’insieme delle ricerche può dare un quadro realistico della situazione. Ad oggi, quindi, non si può dire che esistano prove solide che attestino un rischio sanitario conseguente al vivere vicino a discariche e inceneritori.

[…]

Nello studio in questione si è presto a riferimento il progetto ERAS Lazio

[…]

Le conclusioni a cui è giunto lo studio è che, per i residenti nei 5 Km dagli impianti di discarica del Lazio, il quadro di mortalità e morbosità è relativamente sovrapponibile a quello regionale.”

Viene dunque messa in evidenza l’assenza di prove scientifiche che colleghino il rischio sanitario alla presenza di discariche.

Per quanto riguarda, invece, la valutazione degli impatti sulla salute pubblica, nella Sintesi Non Tecnica si legge:

“Anche in riferimento alla fase di gestione operativa dell’impianto di cui trattasi, l’ubicazione propria dell’impianto, nell’ambito di un tessuto di fatto già compromesso dall’attività in essere e caratterizzato dalla assenza di aree residenziali nelle vicinanze, è garanzia di poca concretezza di impatto ascrivibile ai fattori impattanti pur presenti, evidentemente.

[…]

Anche in questa fase, pertanto, i maggiori impatti riguarderanno, per lo più, il personale addetto all’impianto”

In questo caso, dunque, viene considerato come maggiore impatto sulla salute pubblica, quello che coinvolgerebbe il personale addetto all’impianto.

È bene però rimarcare innanzitutto che l’area in questione non risulta caratterizzata dall’assenza di aree residenziali, poiché a poche centinaia di metri risulta ubicata la contrada di San Cataldo (Comune di San Giovanni Incarico), nonché diversi nuclei abitativi ricadenti nel Comune di Roccasecca e di Colflelice (contrada Camponi).

Inoltre lascia perplessi l’affermazione secondo la quale l’impianto si collocherebbe “nell’ambito di un tessuto di fatto già compromesso dall’attività in essere”.

Si ritiene assolutamente indispensabile una valutazione esaustiva dell’impatto che l’ampliamento proposto potrebbe avere sulla componente salute pubblica.

4          RISCHIO IDROGEOLOGICO

Come la relazione non tecnica riporta, considerato il superamento delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (in particolare rispetto alle concentrazione di Ferro, Manganese, Arsenico e Solfati) nelle acque sotterranee di cui alla Tab.2 All.5 titolo V alla Parte IV del D.Lgs.152/06, a prescindere dalle cause (e qui si apre un dubbio circa le reali cause, che non sono esplicitate negli stralci della relazione geologica che è ripresa nella relazione), i valori di concentrazioni restano oltre la soglia nella falda freatica. Ovviamente, la falda in questione alimenta pozzi circostanti e scambia flussi idrici con il reticolo idrografico ricadente nel bacino idrografico dell’area. C’è da sottolineare che la Direttiva quadro europea sulle acque definisce un quadro giuridico per tutelare le acque pulite e ripristinare la qualità delle stesse nell’UE, nonché per garantire il loro utilizzo sostenibile e a lungo termine. È integrata da norme più specifiche, quali la direttiva sull’acqua potabile e la direttiva sulle acque di balneazione, la direttiva sulle alluvioni e la direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino, nonché da accordi internazionali, è integrato infatti nelle Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento (articoli da 73 a 140 D.Lgs.152/06).

Con l’ordinanza del 07/10/2019 il Comune di Roccasecca ha chiuso a causa di una frana la strada Vicinale denominata “Passo Pontecorvo” che congiunge la via Provinciale Ortella al Comune di Pontecorvo. L’evento franoso si è verificato in destra idrografica del Fiume Melfa in località Cerreto, presso la discarica Mad Srl. L’Ispra, inoltre, ha rilevato che il fenomeno si è innescato dall’elevata pendenza del versante a valle e dall’infiltrazione delle acque meteoriche.

Alla luce di quanto descritto e rilevato, si sollevano ragionevoli preoccupazioni circa la possibilità di poter tutelare un corpo idrico in questione, di per sé già “malato” (come accertato) e vulnerabile per sua natura vista la mancata copertura costituita da strati geologici di argille impermeabili che la proteggerebbero, che caratterizzano invece le più sicure (e profonde) falde artesiane. In questo scenario, oltre al rischio idrogeologico, si prospetta un potenziale rischio sanitario di notevole entità che scaturirebbe dalla frattura del pacchetto impermeabilizzazione del fondo discarica.

Inoltre, in mancanza di ulteriori dettagli progettuali per la realizzazione dei pendii della discarica, si sollevano ulteriori e ragionevoli dubbi rispetto alla corretta considerazione dei parametri geotecnici e/o dei carichi nella fase di progettazione e realizzazione dell’opera di ampliamento. La causa dell’evento franoso infatti potrebbe essere attribuita ai movimenti del terreno o una sottostima dei carichi che sollecitano il manufatto.

È bene sottolineare, infine, come il nuovo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, descritto nel paragrafo 2 di questo documento, chiarisca i fattori escludenti nei criteri di localizzazione. Tali fattori escludenti possono essere di natura:

-ambientale Capitolo 16.2 (per esempio: le fasce di rispetto dai corsi d’acqua, la tutela integrale delle aree forestali, etc.)

-territoriale Capitolo 16.4 (per esempio la presenza di scuole e edifici sensibili, interferenze visuali a vie di comunicazione, etc.)

idrogeologici e di difesa del suolo Capitolo 16.2. (le aree a rischio idrogeologico hanno in grado di vincolo integrale)

Tra i criteri di localizzazione per le discariche (Capitolo 16.6), facendo riferimento al D.Lgs. 36/03, si stabiliscono come non idonee le aree interessate da movimenti franosi, “dove i progressi geologici e superficiali quali l’erosione accelerata, le frane, l’instabilità dei pendii, la migrazione degli alvei fluviali potrebbero compromettere l’integrità della discarica e delle opere connesse”.  Alla luce del recente evento franoso quindi, attualmente la discarica MAD non risponde più a tali criteri, pertanto si ritiene che sia l’ampliamento, sia l’attività di conferimento in discarica debba essere bloccata al fine di mitigare i rischi connessi alle condizioni idrogeologiche attuali

5          L’OPZIONE ZERO

All’interno della Sintesi Non Tecnica non risulta evidenza della valutazione di alternative di localizzazione dell’impianto né della cosiddetta opzione zero, prevista dall’articolo 22, comma 2, lettera d) del D.Lgs. 152/06 e smi.

Si sottolinea la mancata considerazione, nell’ambito della procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale, delle opzioni alternative e della cd. opzione zero al tipo di intervento richiesto rendono incompleto un eventuale giudizio di compatibilità ambientale, come espresso anche dalla Sentenza dell’8 marzo 2012 n.333 del TAR Veneto.

La procedura di VIA, infatti, ha lo scopo di valutare tutte le possibili alternative al progetto presentato, compresa l’ipotesi di non realizzazione dello stesso.

A sostegno di tale tesi, si veda anche la Determinazione N. G00011 del 09/01/2015 con la quale la Regione Lazio si è pronunciata negativamente nell’ambito di una procedura di VIA per la realizzazione di un impianto di compostaggio, inserendo tra le motivazioni proprio la mancata valutazione delle alternative possibili e dell’opzione zero.

CONCLUSIONI

Per tutti i motivi sopra elencati si richiede l’interruzione immediata del procedimento in corso e un’interruzione all’attività di conferimento in discarica al fine di mitigare i rischi connessi alle condizioni idrogeologiche attuali.

Discarica Mad: No al V Bacino

Avete presente quei mostri dei videogiochi che puntualmente sono sempre lì ad attendervi dietro l’angolo? Questa è una storia simile, l’unica differenza è che il mostro è reale e non se ne mai andato. Anzi, punta a crescere sempre di più: come un virus incontrastato, come un buco nero pronto ad inghiottire il nostro territorio, ogni giorno di più.

Dopo 3 anni, infatti torna in discussione l’ampliamento della Discarica di Roccasecca con la costruzione di un V Bacino.

V bacino: Cosa significa?

Provo a rendere la questione più chiara possibile, citando i numeri presentati dalla ditta proponente.

Proposta di Ampliamento Discarica: sintesi non tecnica

500 TONNELLATE A GIORNO DI RIFIUTO PER 68 MESI ( CON L’INEVITABILE AUMENTO DI CAMION SULLE NOSTRE STRADE) PER UN INVASO COMPLESSIVO DI 4,7 ETTARI DI DISCARICA, che vanno ad aggiungersi ai 4 bacini precedenti.

Una discarica che raggiungerebbe più di 23 anni di attività se questo allargamento fosse avallato della Regione Lazio.

Questa proposta si inserisce ovviamente nel quadro regionale di gestione dei rifiuti che vede

  • L’insufficienza Cronica della Capitale, dovuta alla mancanza di impianti e ad una raccolta differenziata che definire pessima è un complimento. Le vicende di questi ultimi giorni, inoltre, narrano dell’ennesimo azzeramento dei vertici Ama.
  • La Discarica di Colleferro andrà in esaurimento a fine anno.
  • La mancata definizione di un sito alternativo a Roccasecca da parte della Provincia di Frosinone?

Cosa fare?

Il 14 ottobre ci sarà la conferenza dei servizi presso la sede della Regione Lazio a cui ovviamente parteciperò. Non è tempo dei se e dei ma, non è il momento di temporeggiamenti, è IL TEMPO di ribadire nella maniera più forte che questo territorio non è la discarica di nessuno, che quest’opera non ha alcun senso logico se si guardano le direttive europee e le volumetrie di questa Provincia, che questo territorio non è destinato a morire, che noi non siamo quelli che abitiamo la parte sbagliata della storia. E’ il momento di compattarci per difendere l’avvenire nostro e delle persone che verranno dopo di noi, è il momento anche di scendere nelle piazze e nelle strade per far sentire la nostra voce.

Non può esserci alcuno sviluppo se andranno avanti queste opere e non hanno alcun senso i contentini, le briciole, le opere compensative. Vogliamo vivere dignitosamente. VOGLIAMO UN FUTURO PER LA NOSTRA TERRA: NO AL V BACINO.

Conte II: tutto o niente

Tutto o niente, opportunità o fallimento, un governo capace di unire o quanto meno riavvicinare due anime nate dalla stessa costola o una baruffa continua di pochi mesi. Questi sono gli opposti scenari del Governo Conte II ed il limite, tra un successo ed una Caporetto, è davvero esile.

Il matrimonio tra Pd e 5 Stelle nasce nel momento in cui i due partiti sono al punto di massima distanza. Nessuno si sarebbe scandalizzato nel 2013, quando l’accordo sembrava il naturale sbocco alla “non vittoria” Bersaniana. Nessuno si sarebbe scandalizzato quando il M5S candidava Rodotà, Prodi e Gino Strada al Quirinale ( solo per dirne alcuni). In 6 anni è successo di tutto ed il contrario di tutto: Letta e l’Enrico Stai Sereno, Renzi, il Partito nazione e il 4 dicembre da una parte, la scatoletta di Tonno, gli streaming, l’opposizione dura e pura, la vittoria alle politiche, l’accordo con Salvini ed il tracollo dall’altra.

Se il lancio della Moneta darà Niente, il risultato lo sappiamo tutti: la Lega sfonda alle prossime elezioni politiche, Salvini e La Meloni eleggeranno il Presidente della Repubblica e ci saranno cenere e macerie nei dem, nei 5 stelle e anche a sinistra del Pd, incapace di organizzarsi decentemente in questi anni. Fine della partita. Game, set, match per la Lega e i sovranisti ed in questo caso la toppa sarà stata peggiore del buco.

Se il lancio della Moneta darà tutto, beh, inizia una nuova storia che ipoteticamente potrebbe e dovrebbe portare ad alcuni interessanti scenari, su tutti la responsabilizzazione del Movimento ed una riconnessione sentimentale con alcuni pezzi di elettorato persi per sempre nella boria e nell’immobilismo di questi anni dalle parti del Nazareno. Raramente si avrà la possibilità in Italia di un Governo che potrebbe agire con coraggio sul welfare, sui diritti sociali e civili, sulla riconversione ecologica dei sistemi di produzione e della società, sulla valorizzazione dei beni comuni, sulla centralità di un sistema di welfare pubblico e la ricostruzione di un rapporto costruttivo con le parti sociali. Pensiamoci ma soprattutto ricordiamo, a chi sta nella cabina di regia, di non sprecare questa insperata e probabilmente ultima occasione.

Come iniziare dunque a riempire questo vuoto attuale? Evitando di riproporre i dirigenti che nei governi Renzi/Gentiloni non ne hanno beccata una neanche per sbaglio ed i Ministri del Conte 1, costruendo un Governo in cui le donne siano presenti e protagoniste (ma non per riempire una casella ma per dimostrare che si ha un’idea completamente diversa di società e quindi di politica), scegliendo in base alla competenza, al merito e non alle correnti, riconoscendo la disumanità dei decreti sicurezza 1 e 2, lavorando sul cuneo fiscale delle aziende, ragionando sui grandi temi dell’automazione industriale, mettendo in sicurezza il territorio italiano, indiscutibilmente europeista nel senso autentico del termine.

Insomma abbiamo bisogno di un Governo che non prometta l’assurdo, che sia meno spaccone e più umile, che faccia delle cose semplici e per bene, mostrando rispetto per le Istituzioni e agendo seguendo i principi della nostra Carta Costituzionale. Chiedo troppo?

L’urgenza di un’alternativa


Le immagini del Ministro on the beach rimbalzano ovunque sulla nostra rete, ci indignano e seguono il corso di tanti altri piccoli e grandi show da baraccone, tirati su ad arte per non affrontare i problemi reali. Fumo negli occhi. 
Scimmiottare Salvini su questa/e cose, però, nonostante il nostro sdegno non ci salverà: non smuoverà un consenso che sia uno.
Tra un insulto e una sagra, Salvini comunicativamente non vuole apparire come un Ministro della Repubblica, non vuole farlo, non ha idea di farlo. Vuole apparire il più “comune” possibile, parlando un gergo che si muove tra il razzista ed il trash. 
Quindi che fare? Abbiamo bisogno di costruire una proposta alternativa, chiara, popolare ma non populistica, capace di spiegare e di far capire che da un anno e mezzo a questa parte abbiamo visto solo propaganda.
Abbiamo bisogno di capire ( se non l’abbiamo ancora capito) che così non va, che nessuno è autosufficiente, che nessuno può permettersi di alzare bandiere e bandierine ed uscire dall’autoreferenzialità. Abbiamo bisogno di rimettere in discussione tutto, per alzare al più presto, almeno, un muro di contenimento. La gara a dire io l’avevo detto/ io l’avevo fatto, in questo particolare momento storico, vale quanto essere ricco a Monopoli. 
Dettare un’agenda, avere una visione e lavorare nelle città, sui territori, nei quartieri. Prendersi pure qualche insulto nei mercati o davanti qualche call center, ma esserci. 
Lo stato liquido o gassoso o semi liquido dei vari partiti è più o meno omeopatico. Una cerbottana vs un carro armato.
Essere pratici, partire da un piccolo risultato per arrivare a un risultato più grande e complesso. Essere coerenti e credibili. 
Insomma per avere un consenso elettorale, bisogna prima di tutto stare nella società, far maturare le nostre idee in essa, parlare anche a quel pezzo di Paese che sembra irrimediabilmente perso. 
Per me si parte da due punti fissi: ecologia e socialismo. Non può esistere una una società umana capace di sostenibilità nel tempo, se non è una società giusta, con un forte livello di consapevolezza, istruzione, partecipazione.

2007 Grazie!

“Ci sono due tipi di persone che ti diranno che non puoi rappresentare la differenza nel mondo: quelle che hanno paura di tentare e quelle che hanno paura che tu ce la faccia”.

Non so proprio da dove cominciare: sono felice, stanco, assonnato ed un pizzico orgoglioso. C’è tanto da dire su questo voto Europeo e per analizzarlo ci sono almeno 3 livelli di ragionamento: il contesto continentale, quello nazionale ed il risultato personale.
Parto dall’ultimo e lo faccio ringraziando le 2007 persone che hanno deciso di scrivere il mio nome sulla scheda elettorale. Una bella ed importante responsabilità. Un risultato personale incredibile, inaspettato e per questo certamente più emozionante. Faccio seriamente fatica a crederci.
Credo molto nella ciclicità delle cose: ogni punto di arrivo diviene così un nuovo inizio ed è e sarà così anche questa volta. I tanti appunti presi in questo viaggio sono già divenuti stimoli e pungoli per il lavoro futuro.
Dovrei ringraziare un’enormità di persone perché questo risultato è frutto di un lavoro di squadra, di un collettivo che ancora una volta si è messo al lavoro per me in maniera gratuita, spontanea e generosa.Non smetterò mai di dire loro grazie. Non smetterò mai di ripetere che la politica è sforzo collettivo e rappresentanza delle istanze territoriali.
Tanti mi hanno affidato il loro primo voto, in tanti mi avete detto vado a votare perché ci sei tu, tanti mi hanno detto “non deludermi anche tu”. A tutti voi posso solo dire che continuerò e continueremo a lavorare come abbiamo fatto in questi anni avendo maggiore forza, determinazione e coraggio nel portare avanti le nostre battaglie ambientali fatte di dignità ed orgoglio.

Un capitolo a parte in questa storia merita il mio Paese, San Giovanni Incarico: 436 preferenze, con una percentuale che sfiora il 28%. Ringrazio ad uno ad uno i miei concittadini per l’enorme fiducia riposta nei miei confronti. E’ un vero e proprio onore per me.
El camino es la ricompensa: Adelante, Adelante, Adelante!

Agricoltura e Blockchain

Nel programma territoriale della mia campagna elettorale ho deciso di inserire un punto su agricoltura e cambiamenti climatici: rischi, sfide ed opportunità. In molti mi hanno chiesto, cosa intendi per opportunità?

La rivoluzione digitale avvenuta, ma soprattutto quella che è alle porte con l’avvento del 5G modificherà radicalmente le abitudini quotidiane.  Una delle sfide che nel futuro prossimo la politica dovrà affrontare sarà proprio quella di sfruttare l’innovazione tecnologica mettendola al servizio delle persone. Un processo delicato, vista l’enorme automazione che si svilupperà, nel quale partiti e sindacati dovranno dimostrare di essere in grado di leggere i processi moderni e di non far subire gli ineluttabili cambiamenti dei nostri tempi ai lavoratori. Ritengo che uno dei campi in cui si possa sperimentare, prima, ed ottenere risultati poi, è proprio quello dell’agricoltura.  Non è una chimera parlare ormai di smart-agrifood.

La tecnologia blockchain sta ricevendo sempre più attenzioni per via delle sue caratteristiche, infatti essendo in grado di eliminare completamente gli intermediari dalle transazioni e, al contempo, garantire la sicurezza e la trasparenza delle informazioni, la sua adozione si estende ben oltre le ormai famose criptovalute (tra cui il Bitcoin). L’Economist ha definito questo protocollo, “The Trust Machine”, ovvero la macchina della fiducia per la sua capacità, all’interno di una architettura distribuita e centralizzata, di ottenere dei processi di verifica in cui nessuno detiene autonomamente il potere di controllo.               

Ma come può la tecnologia blockchain migliorare l’industria alimentare? Innanzitutto, la blockchain ha la possibilità di rendere l’intera infrastruttura alimentare più trasparente ed efficiente, oltre ad aumentare la qualità dei prodotti andando incontro alle esigenze dei consumatori.

Attualmente la catena alimentare è molto complessa,infatti, durante ogni fase possono verificarsi numerose problematiche legate in modo particolare ai processi di trasformazione e di distribuzione degli alimenti. Possono verificarsi, inoltre, complicazioni legate alla sicurezza alimentare, agli sprechi e alla provenienza – dalle contaminazioni alle diffusioni di malattie di origine alimentare – che possono causare non solo enormi danni ai produttori ma anche seri problemi ai consumatori.

I potenziali benefici

Tracciabilità e sicurezza. La tecnologia blockchain con il supporto dell’Internet of Things (“l’internet delle cose”), offrirebbe ai consumatori informazioni complete, sicure e certificate, consentendo di tracciare e conoscere la provenienza di determinati prodotti alimentari.

In questo modo si eviterebbero problemi di contaminazioni, di diffusione di malattie di origine alimentare e altri inconvenienti legati al cibo, come l’utilizzo illecito del marchio Made in Italy. In particolare, in caso di contaminazione sarebbe possibile rintracciare prodotti specifici in qualsiasi momento e rimuoverli immediatamente dalla distribuzione.
Si formerebbe di nuovo un collegamento diretto produttore-fornitore-consumatore. Attualmente l’agricoltore e il consumatore sono disconnessi, con la blockchain si creerebbe un legame tra i due soggetti. Questo porta ad un risultato semplice ma prezioso: i consumatori possono avere accesso, in modo chiaro e trasparente, a qualunque tipo di informazione riguardanti i prodotti alimentari.

Tradotto in soldoni vuol dire conoscere in tempo reale tutte le transazioni che avvengono sulla catena: un rivenditore potrebbe sapere, ad esempio, con chi il suo fornitore ha avuto rapporti; un consumatore tramite un codice QR potrebbe conoscere la data di nascita di un animale, se sono stati usati antibiotici o vaccini durante l’allevamento, e il luogo in cui è stato allevato.

Riduzione degli sprechi alimentari. Gli sprechi alimentari derivano principalmente dal fatto che ogni singola fase della catena del valore deve stimare la domanda. La blockchain potrebbe essere sfruttata per ridurre la distanza delle informazioni da una fase all’altra della catena di approvvigionamento. Razionalizzando le catene di approvvigionamento e aumentando la condivisione delle informazioni è possibile quindi ridurre gli sprechi alimentari. Inoltre, in caso di contaminazione, i prodotti contaminati possono essere rintracciati facilmente e rapidamente, mentre i cibi sicuri resterebbero sugli scaffali e non sarebbero inviati alle discariche.

Efficienza.La blockchain renderebbe la catena di approvvigionamento più efficiente perché, seguendo tutte le fasi di lavorazione dei cibi e i conseguenti spostamenti lungo la filiera di produzione fino ad arrivare al consumatore finale, ridurrebbe notevolmente i tempi. Permettendo, inoltre, di far conoscere i costi di ogni singola fase della produzione di un particolare prodotto alimentare: tutelando sia i piccoli produttori che potrebbero essere maggiormente tutelati, sia i consumatori che potrebbero verificare eventuali rincari illeciti. Una filiera insomma più equa e solidale.C

Meno sprechi, meno corruzione, più trasparenza e più qualità: un’agricoltura sostenibile, ricca di opportunità, passa anche per l’introduzione di questi nuovi paradigmi tecnologici.

Umberto Zimarri- Candidato alle Elezioni Europee, Europa Verde.

Francesco Rampini- Comitato Possibile Salvador Allende, esperto tecnologia Blockchain.

Una Prospettiva di futuro

In un’economia che stenta a riprendersi, i singoli si sentono smarriti: in tanti, troppi, a volte forse anche noi stessi, sono in balia della speranza che arrivi all’improvviso un salvatore. Questa speranza in realtà rappresenta un grande limite, ed è la più grande scusa per assecondare la pigrizia. Una scusa per non uscire dalla zona di comfort limitando la nostra visuale che rimane confinata a pochi metri più in là del cancello del nostro giardino.
Il ricordo che rimarrà di noi ai posteri, ai nostri successori, sarà misurato dal cambiamento che avremo indotto con la nostra esistenza sulle loro esistenze. Non è detto che tutti lasceremo un segno, e soprattutto non è assolutamente detto che questo segno, per chi lo avrà lasciato, sarà positivo. Non è scontato che i nostri successori (figli, nipoti) ci saranno grati per ciò che avremo fatto, anzi, dovremmo avere l’onestà intellettuale di tenere in considerazione l’ipotesi che potrebbero maledirci per come NON abbiamo saputo tenere cura di loro, del loro futuro (e come dargli torto visto quello che stiamo facendo, viste le persone che NOI stiamo mandando a amministrarci?). Una cosa però è certa, uno scopo nella vita tutti ce lo abbiamo, anche se a volte per qualcuno un po’ sfocato.

Tutti abbiamo uno scopo orientato a migliorare le cose. Ma migliorare le cose di chi? Spesso è per migliorare le cose che ci appartengono o che abbiamo più o meno vicino, altre volte alcuni (per i più nobili) vogliono semplicemente migliorare “le cose”, a prescindere da chi appartengono. E qui sta il punto.
“Ah, ma questo non riguarda me, non mi appartiene, non mi condiziona, pertanto non mi interessa” è la peggiore delle menzogne che continuiamo a dirci. Il fatto è che tutto ci riguarda, e soprattutto -mettiamocelo in testa- tutto ci appartiene, e di conseguenza dobbiamo sentirne la responsabilità.
Cosa accade quando finirà la nostra vita non è dato saperlo. Ma cosa (non) avremo fatto durante la nostra esistenza sì, e lo sapranno prima di tutti le persone a noi più vicine. Quindi guardiamoci intorno, poi guardiamoci indietro e poi, guardando avanti, proviamo a rispondere onestamente: cosa stiamo lasciando a chi verrà dopo di noi?
Come fare quindi? La visuale sostenibile delle azioni è “semplicemente” è questa: prendersi cura del presente lasciando a quelli che verranno la possibilità di imitarci e magari migliorare. A questo scopo i grandi pilastri sulla quale si basa la scienza della sostenibilità sono tre: il pilastro economico, quello ambientale e quello sociale. Non si può prescindere da nessuno di questi tre pilastri, devono essere valutati in maniera organica e nessuno di questi può essere trascurato, in nessun momento.
Lo sviluppo sociale deve esserci per tutte le categorie: comunità locali, lavoratori, consumatori. Esso deve essere volto a promuovere la creazione di posti di lavoro, con condizioni equamente sicure e dignitose per tutti, senza discriminazioni di sesso, età, nazionalità, credo religioso, credo politico, o altro. Lo sviluppo sociale richiede uno sviluppo di infrastrutture adeguate con PIANI di MANUTENZIONE all’altezza di un paese sviluppato, di servizi al passo con i tempi. Deve essere assicurato per tutti la qualità dell’istruzione e dell’assistenza medica e l’accesso ai tutti i tipi di servizi.
Lo sviluppo economico deve assicurare alle imprese, ai commercianti e al popolo delle partite Iva, di poter far affidamento su una filiera trasparente, prima di corruzione, priva di inganni, con regole chiare e ben definite, così come sulla lealtà della concorrenza. Così da poter mantenere onestamente e liberamente la propria attività, i propri dipendenti e di conseguenza le loro famiglie.
Ma tutto questo non può essere fatto a danno dell’ambiente, se in uno qualsiasi di questi punti si sta ottenendo un beneficio economico o sociale a danno dell’ambiente allora si sta annullando tutto lo sforzo. Bisogna ripensare bene quello che si sta facendo.
I possibili danni ambientali sono molti, alcuni sono evidenti, ma molti sono “invisibili”, per questo sembrano non esserci.
Guardiamoci intorno un secondo, stiamo permettendo di venire sotterrati da rifiuti, con campi elettro magnetici sopra la testa. Nel nostro caso abbiamo un fiume che traporta i metalli pesanti di tutta la valle de Sacco dritta dentro il cuore del nostro paese, le falde dei nostri pozzi sono in condizioni disastrose, il paesaggio che abbiamo sta subendo abusi intollerabili e camminiamo su un suolo, sul quale coltiviamo i nostri orti, saturo di sostanze nocive che avvelenano un po’ per volta noi, le nostre piante e i nostri animali.
La brutta notizia è che questa è la situazione, la buona notizia è che c’è una soluzione: soluzione che richiede uno sforzo collettivo, profondo, radicale. Uno sforzo grande che forse non si è mai visto dalle nostre parti, perché passa per una rivoluzione sociale, politica e industriale.
Ma non abbiamo più tempo per aspettare, non c’è più tempo per attendere: tocca a noi e dobbiamo farlo, subito. Adesso. Senza timore, mettendo in campo una diversa prospettiva di politica, futuro e società.

Umberto Zimarri – Candidato Europee, Europa Verde
Antonio Valente – Ricercatore presso IMDEA Energy