Per una legge fantastica della vita la gente che è stata fottuta s’incontra, ha scritto in uno dei suoi racconti Luis Sepulveda. Lui che da sempre si è definito il narratore degli ultimi, di quelli che si trovano nella parte sbagliata della medaglia, se ne è andato insieme a tanti di loro a causa di questo maledettissimo corona virus.
Cosa ci lascia? Tanto, tantissimo, troppo. In questo podcast lo riassumerò in tre grandi parole: sogni, resistenza e lentezza.
Sepulveda ci ha ricordato, e coniugare questo verbo al passato fa male come un pugno allo stomaco, quanto sia fondamentale per l’uomo sognare. Sognare che si traduce nell’avere una visione, nel perseguire una strada, nel credere in quello che si è ed in quello che si dice, ma soprattutto ci insegna che sognare ci rende migliori.
Vi è poi la resistenza, la resistenza alle storture della vita, la resistenza degli umili che senza grandi genti ci ricordano che è possibile vivere in piedi, la resistenza che ti permette di gustare la libertà.
La terza parola è lentezza. L’aveva capito, da attento ambientalista, che questo mondo viaggiava ad una folle velocità e prima o poi sarebbe andato a sbattere. L’aveva capito che questo sistema di vita era insostenibile per l’uomo, per la sua mente e per l’ambiente e per questo in maniera anticiclica predicava lentezza. Faccio un passo alla volta per capire dov’è che stiamo andando.
In questi giorni, in cui la natura ci ha dimostrato che non siamo padroni ma ospiti sulla terra, ci sentiamo davvero più soli e più tristi senza un maestro capace di illuminarci il cammino. Buon Viaggio Luis