Consiglio Comunale: le mie proposte sulla partecipazione popolare

Democrazia Partecipativa

Lunedì 20 luglio, dopo molti mesi, c’è stato un ricco e lungo Consiglio Comunale, iniziato alle 19:00 e terminato dopo le 23:00.


Prima di analizzare le questioni inerenti il bilancio e le finanze comunali ritengo utile concentrarmi su un macrotema che mi sta molto a cuore: quello sulla partecipazione popolare.

Da sempre, anche prima della nascita di Primavera Sangiovannese, ho argomentato e proposto su questo punto. Non per vezzo, non per moda, ma per esigenza. Un cambiamento profondo del Paese non può prescindere da una rinnovata e continua partecipazione popolare alla vita politica del paese, da parte di tutti. Non esistono le bacchette magiche, né gli uomini solo al comando capaci di affrontare tutto. Il rinnovamento o è partecipato o non lo è. Ritengo che debba esistere un sentimento diffuso e “popolare” orientato alla valorizzazione delle tante risorse ( umane e paesaggistiche) presenti nel nostro Paese.

E’ vero che i nostri giorni sono segnati comunque dal pericolo Covid, ma l’assise comunale praticamente vuota di cittadine/i dopo lunghi mesi in cui il Consiglio si riuniva deve far riflettere tutti, partendo ovviamente dal sottoscritto. Riusciamo ad interessare i cittadini con le discussioni politiche che animano il Paese? Io ritengo che i cittadini siano interessati a discussioni concrete che riguardano la loro vita quotidiana e soprattutto le prospettive del nostro Paese.

L’argomento partecipazione è stato oggetto di un dibattito franco nel corso della prima parte della seduta.


Riprese dei Consigli Comunali

Chi ha seguito Primavera Sangiovannese sa che questa è una delle proposte hanno animato la nostra Campagna Elettorale. La prima richiesta al Consiglio, in tal senso, è stata protocollata a dicembre 2017. In prima battuta, in massima franchezza, non è stata presa sul serio ( a cosa serve mettere le telecamere in Consiglio?) ma poi forse anche a causa dell’emergenza sanitaria vissuta in questi mesi, è stata riconosciuta la bontà della proposta. Meglio tardi che mai.

Il nuovo regolamento del Consiglio Comunale di San Giovanni Incarico, votato lunedì scorso, prevede la possibilità della ripresa dell’assise pubblica. Questa potrà avvenire sia sugli organi ufficiali del Comune, sia ( su mio emedamento) da parte di cittadini, associazioni, privati che dovranno fare apposita richiesta. Ora manca l’ultimo step: il regolamento attuativo specifico che abbiamo già predisposto e protocollato. Ci auguriamo possa essere rapidamente approvato.

Questo strumento non va a vantaggio di questa o quella parte politica, va esclusivamente a vantaggio della popolazione di San Giovanni, in particolar modo di chi svolge un lavoro che lo tiene lontano da casa, praticamente tutta la giornata ed è così impossibilitato a seguire i lavori del Consiglio Comunale. Sempre in quest’ottica ho proposto due ulteriori integrazioni

Petizioni Popolari:

1.Il Consiglio Comunale con il fine di incentivare la partecipazione popolare alla vita politica del Paese, ha la facoltà di discutere anche proposte di deliberazione promosse da singoli cittadini ed associazioni. Tali petizioni devono essere sottoscritte da almeno da almeno 30 (trenta) persone aventi residenza nel territorio comunale e/o attività economiche o sociali che operano nel Comune San Giovanni Incarico. La sottoscrizione per essere valida dovrà contenere nome, cognome, indirizzo, data di nascita e firma e dovrà essere presentata all’ufficio Protocollo del Comune.

2. Il Presidente del Consiglio, con l’ausilio del Segretario Comunale, acquisiti i pareri dei responsabili di Area, provvederà entro 30 (trenta giorni) ad assegnare la proposta all’organo consiliare per la trattazione di merito


ARTICOLO 9 CONSIGLIO COMUNALE APERTO

1. Il Presidente quando si verificano rilevanti motivi d’interesse della comunità può convocare l’adunanza “aperta” del Consiglio Comunale:

a) di sua iniziativa;

b) su richiesta di almeno di 5 (cinque) consiglieri o del Sindaco;

c) su richiesta di almeno 100 residenti. La richiesta dovrà essere protocollata all’apposito Ufficio Comunale e dovrà contenere nome, cognome, residenza, data di nascita e firma dei richiedenti.


2. La seduta può svolgersi nella sua sede abituale od anche nei luoghi particolari previsti

3. Tali adunanze hanno carattere straordinario ed alle stesse, con i consiglieri comunali, possono essere invitati parlamentari, rappresentanti della regione, della provincia, di altri comuni, delle circoscrizioni, degli organismi di partecipazione popolare e delle associazioni sociali, del volontariato, politiche e sindacali interessate ai temi da discutere.

4. In tali particolari adunanze il Presidente, garantendo la piena libertà di espressione dei membri del Consiglio Comunale, consente anche interventi di cittadini presenti in aula, dei rappresentanti come sopra invitati, che portano il loro contributo di opinioni, di conoscenze, di sostegno e illustrano al Consiglio Comunale gli orientamenti degli enti e delle parti sociali rappresentate.

5. Durante le adunanze “aperte” del Consiglio Comunale non possono essere assunti impegni di spesa, anche di massima, a carico del bilancio comunale.

6. Gli unici membri deputati alla votazione delle proposte discusse e proposte dall’assemblea sono i membri in carica del Comune di San Giovanni Incarico.


Di comune accordo con maggioranza e minoranza questi punti sono stati aggiornati alla prossima discussione preferendo discuterli con una specifica discussione sullo Statuto Comunale e non sul Regolamento del Consiglio. Per me, per noi, nessun problema, ma certamente non molleremo la presa.

In sintesi cosa mi spinge a insistere e a presentare queste proposte? Voglio dare la possibilità a tutte le cittadine ed i cittadini del mio Paese di essere informati sulla vita politica del Paese, senza passare per il sentito dire, ascoltando direttamente ciò che accade nei momenti di confronto pubblico. Voglio a dare alla cittadinanza e alle associazioni, strumenti in grado di renderli non spettatori passivi delle decisioni, ma attori protagonisti. Rompere l’apatia, abbattere la noia, costruire sulla contaminazione delle idee un futuro più bello, più giusto, più equo.

Un modello popolare per salvare lo sport di base e dilettantistico

Chi vive in Provincia, in un piccolo centro o in un borgo, che piaccia o non piaccia, sa che difficilmente si esula da tre punti cardinali: la piazza, la chiesa, per chi crede, ma soprattutto il campo sportivo. Quest’ultimo non è solamente il luogo dove si fa sport, che già non sarebbe poco, ma è il luogo principale dell’aggregazione sociale. Dove cresci, fa esperienze, ti confronti e a volte ti scontri. Questo triangolo in pratica sostituisce i 4 consueti punti cardinali nella crescita di ogni abitante di quel luogo. Così, vale anche nelle periferie delle grandi città nelle quali, in molti casi, le società sportive diventano praticamente l’unico servizio di welfare esistente, nel dopo scuola.

Senza girarci intorno, una delle tante conseguenze del Covid 19 è il rischio concreto della distruzione di questo tessuto dilettantistico e di base. La stagione attuale è, ovviamente, chiusa ma stando così le cose anche la prossima è forte rischio. Le giuste e doverose norme a tutela della sicurezza difficilmente riusciranno ad essere attuate dalle società che si barcamenano tra mille difficoltà ed in molti casi si basano su un lavoro volontario o quasi.

Le conseguenze sociali sarebbero catastrofiche. Le conseguenze sulla salute dei ragazzi sarebbero davvero serie.

Eppure, una strada per tentare di evitare il disastro c’è. Il primo punto, ovviamente, è la stesura di protocolli sanitari ad hoc per queste piccole realtà. La seconda osservazione è di gestione e prospettiva, riguarda il modello sul quale ricostruire il sistema, ovvero quello di un azionariato popolare e diffuso. L’unico modello attualmente sostenibile che consentirebbe, da una parte, di ridare maggiore stabilità alle Asd, dall’altra, di unire come un collante l’attività sportiva e la comunità. In una parola: coesione sociale. Uno sport che può e deve tornare ad essere popolare, uno sport che deve essere permesso a tutti, uno sport che non può essere un lusso per pochi circoli.  Difficilmente ci saranno mecenati, grandi o piccoli, pronti a sobbarcarsi le spese delle piccole società, difficilmente le spese saranno sostenute dai Comuni, certamente, però, potrebbero essere sostenute dall’intera comunità.

L’azionariato popolare all’estero.

Se guardiamo all’Europa, questo modello è normato e normalmente utilizzato, anche dalle società professionistiche. Per rendere più chiaro il concetto facciamo alcuni esempi “celebri”. Il più eclatante è certamente il Barcelona, il club simbolo dell’identità catalana, è posseduto da 170.000 soci. In Bundesliga, la serie A tedesca di calcio, i tifosi detengono, democraticamente strutturati, il 51% dei club. In Inghilterra si stanno sviluppando sempre di più i “Supporter Trust”: organizzazione in associazioni o cooperative di tifosi, che hanno, fra gli scopi sociali, quello di acquisire delle quote societarie del club di riferimento.

La situazione in Italia

Come spesso accade, la realtà è già più avanti della politica. Dopo il fallimento della società, in molti casi è avvenuto che intere città si mobilitassero per salvare il club, Ancona, Palermo e Taranto, solo per citarne alcune.  Degna di nota è sicuramente la vicenda de “Il Centro Storico Lebowski che centra in pieno lo spirito di questa proposta. Da un’intervista su un sito web locale si può leggere:

“Possiamo dire che grazie allo strumento cooperativo adesso il Lebowski è davvero una proprietà collettiva dei suoi tifosi, indifferente a ogni tentativo di scalata, di accentramento, a ogni invadenza del mercato”. “La nostra idea – proseguono – è che un Club debba rappresentare un territorio, una comunità, e vivere del coinvolgimento del territorio stesso. Di regola, un club dovrebbe investire nel suo progetto sportivo non un euro in più di quanto la mobilitazione del territorio a suo sostegno gli permette. Se in tanti danno poco, il club ha un futuro garantito e una base solida su cui programmare”. “Perché questo avvenga – rilanciano – è necessario che il Club si dimostri un punto di riferimento simbolico e materiale per la comunità. Quello che non fanno più nel professionismo e, purtroppo, sempre meno anche tra i dilettanti. Un Club deve occuparsi di educazione, di solidarietà, di lavoro, di aggregazione, della salute, di arte, di musica, di poesia; deve essere consapevole di avere le risorse per occuparsi dei temi che sono maggiormente sentiti dalla popolazione. Questo è quello che cerchiamo di fare con il Centro Storico Lebowski”.

Un altro esempio degno di nota è quello delle palestre popolari: la più famosa si trova a Roma, è la storica palestra popolare di San Lorenzo, ed è raccontata splendidamente qui.

Cosa è che manca allora in Italia? Una legge chiara e semplice che vada a definire un unico soggetto giuridico attraverso il quale realizzare l’azionariato popolare, magari incentivando con sgravi fiscali le donazioni elargite per sostenere lo sport popolare. La definizione di un partenariato pubblico (Enti Locali) – Privato (Impresa) – Comunità (Popolo), sarebbe preziosa come acqua nel deserto.

Questo tipo di modello, of course, sarebbe auspicabile anche nei club professionistici, ma quella, “è un’altra storia” e magari ci tornerò.

Quello che mi interessa, adesso, ed è una vera urgenza sociale è salvare questo mondo fatto di uomini e donne, di ricordi, di polvere e di fango, di sudore, di anima popolare, di felicità e di passione vera. Di salvarlo e di migliorarlo. Molte volte questi argomenti escono completamenti dai ragionamenti politici, vengono snobbati, eppure basterebbe guardarsi intorno una domenica qualsiasi per capire cosa rappresenta questo mondo e quanto è importante per una fetta enorme del Paese.

Umberto Zimarri, Ufficio di Presidenza Green Italia

Cdp e Ics: le opportunità per gli enti locali

Rinegoziazione mutui per gli enti locali: più ossigeno per il nostro Comune! Cassa Depositi Prestiti e l’Istituto per il Credito Sportivo offrono, rispettivamente, la possibilità di rinegoziare e sospendere i finanziamenti concessi agli Enti Locali.

Rinegoziazione mutui per l’anno 2020 dei prestiti concessi agli Enti Locali dalla CDP

Tra le misure messe in campo dal Governo per fronteggiare la crisi del Covid19 c’è la possibilità per gli Enti Locali di rinegoziare per l’anno 2020 i prestiti concessi dalla Cassa Depositi e Prestiti. Tale operazione, che è entrata in vigore lo scorso 6 maggio ed avrà un periodo di adesione fino al 27 maggio, permette a circa 7200 enti locali di accedere a risorse fino a 1,4 miliardi di euro e di sfruttarle direttamente per il territorio.

In particolare, la circolare n.1300 di Casse depositi e prestiti del 23 aprile 2020 (https://cdp.it/resources/cms/documents/Circolare-CDP_n.1300-2020_Rinegoziazione-enti-locali.pdf) specifica quali prestiti potranno essere rinegoziati, connotati dalle seguenti caratteristiche:

  • prestiti ordinari, a tasso fisso o variabile, e flessibili; 
  • oneri di ammortamento interamente a carico dell’Ente beneficiario; 
  • in ammortamento al 1° gennaio 2020, con debito residuo a tale data pari o superiore ad euro 10.000,00, e scadenza successiva al 31 dicembre 2020.

Come si può aderire a tale rinegoziazione? In modo molto semplice l’istituto, tramite il proprio sito web, mette a disposizione l’elenco dei Prestiti Originari e rende note le condizioni applicate alla rinegoziazione. Dunque, attraverso un’apposita sezione sul sito internet di CDP, ciascun ente locale potrà seguire step by step la procedura di adesione articolata in tre fasi:

  1. Scelta delle condizioni
  2. Domanda di adesione
  3. Perfezionamento del contratto

In dettaglio, la documentazione da presentare dovrà comprendere:

  • la proposta contrattuale irrevocabile di rinegoziazione; 
  • la determinazione a contrattare; 
  • il modulo per l’attestazione dei poteri di firma del sottoscrittore del contratto; 
  • il consenso al trattamento dei dati personali ed informativa privacy; 
  • le delegazioni di pagamento in originale. 

La documentazione, comprendente gli originali cartacei delle delegazioni di pagamento relative a ciascun prestito negoziato, deve essere inviata a CDP entro e non oltre il 3 giugno 2020.

Per maggiori informazioni: https://cdp.it/sitointernet/it/rinegoziazione_mutui.page

Sospensione finanziamenti ICS

Anche l’Istituto per il Credito Sportivo ha previsto un piano per sospendere i finanziamenti concessi agli Enti Locali, in particolare <<L’Istituto ha aderito all’accordo ABI, ANCI e UPI e procederà quindi alla sospensione per un anno della quota capitale delle rate dei finanziamenti in scadenza fino al 31 dicembre 2020 su esplicita richiesta di Comuni, Province ed altri Enti Locali, come definiti dall’art. 2 del D.lgs. 267/2000.>>

Come si legge dal sito dell’ICS per poter beneficiare della sospensione, i finanziamenti devono avere le seguenti caratteristiche:

  • Stipulati secondo la forma tecnica del mutuo;
  • Essere intestati agli Enti Locali con oneri di rimborso interamente a proprio carico;
  • Il soggetto debitore e il soggetto beneficiario devono essere coincidenti;
  • Non devono essere stati concessi in base a leggi speciali;
  • Devono essere in corso di ammortamento;
  • Non devono presentare rate scadute e non pagate da oltre 90 giorni al momento di presentazione della domanda;
  • La durata complessiva, a seguito della sospensione, non deve eccedere i 30 anni.

Come si può aderire? Il processo è diviso essenzialmente in due fasi: la prima prevede la semplice compilazione, entro il 20 maggio, del modulo online messo a disposizione da ICS (https://www.creditosportivo.it/covid19/sospensioneratecovid/sospensionerateentilocali_covid19.html) e, se non risultano incongruenze, si procede con la seconda fase, da adempiere entro il 26 maggio, che comprende i seguenti allegati:

  1. La domanda di sospensione predisposta con i dati da te immessi nel modulo (da firmare digitalmente)
  2. La determinazione del responsabile del procedimento di spesa (da compilare e firmare digitalmente – una unica anche per già di un finanziamento)
  3. La certificazione dei responsabili dei servizi (da compilare e firmare digitalmente – una unica anche per già di un finanziamento)
  4. La delega di pagamento (una per ciascun finanziamento) sulle entrate afferenti ai primi tre titoli di bilancio esente da imposte e tasse ai sensi dell’art. 15 DEL D.P.R. 29/9/1973 N. 601

Approfondimento a Cura di Francesco Rampini

2 minuti: il Mio Podcast

E così, ho deciso di creare un mini podcast: 2 minuti

2 minuti possono pure sembrare pochi, ma ne possono succedere di cose in 2 minuti. 2 minuti sono il tempo di un caffè, sono il tempo di una telefonata, sono stati pure il tempo per ribaltare una Champions League. 2 minuti è il mio podcast: in 120 secondi, così mi alleno ad essere sintetico come richiedono i miei amici, proverò a riflettere su fatti che hanno catturato la mia attenzione. Dall’oggi per costruire il domani.

Untori, sceriffi e la legge di Pareto per il mondo che verrà

Ascolta “2 minuti” su Spreaker.

Pretendiamo Chiarezza

Pubblico integralmente la lettera che ho inviato a sua Eccellenza il Prefetto di Frosinone, ieri 28-10-2019, a seguito della votazione per l’elezione dei membri della Comunità Montana del 9.9.19 , sulla quale continuiamo a non vederci chiaro e sulla quale pretendiamo chiarezza.

Alla cortese Attenzione di/del/delle

Sua Eccellenza Il Prefetto della Provincia di Frosinone, Dr. Ignazio Portelli

Gentile Segretario Comunale, Dottoressa Anna Parisi
Ill.mo Sindaco di San Giovanni Incarico, Ing. Paolo Fallone

Gentili Scrutatrici
Consigliere Dott. Isabella Corsetti,
Consigliere Dott. T. Raso,


Oggetto: delibera del Consiglio Comunale del 9.9.19 n.  18: nomina dei rappresentati della Comunità Montana del Lazio “Monte Ausoni”.


In riferimento alla nota del 7.10.19 a firma del Segretario Comunale di San Giovanni Incarico, allegata alla presente mail, mi preme fare alcune precisazioni al fine di giustificare la mia richiesta di copia o, eventualmente, della sola visione del brogliaccio utilizzato per la stesura della delibera in oggetto.
Premetto che dopo la discussione, per ragioni politiche che qui è inutile precisare, ho abbandonato l’aula consiliare senza partecipare alla votazione dei rappresentati della Comunità Montana dei Monti Ausoni, posizionandomi in prossimità della stessa.
A conclusione del Consiglio Comunale, sia io che tutti i presenti con cui ho avuto modo di parlare abbiamo potuto constatare che il Sindaco, nel proclamare quali rappresentanti della Comunità Montana i consiglieri Tania Raso e Carbone Antonio, ha dichiarato il seguente risultato della votazione:
n. 5 voti al consigliere di minoranza Tania Raso
n. 3 voti al consigliere di maggioranza Antonio Farina
n. 2 voti al consigliere di minoranza Zimarri Umberto
n. 2 voti al consigliere di maggioranza Carbone Antonio.

Conclusa la votazione, il consigliere Bortone Giorgio ha obiettato che, data la parità di voti, il Sindaco avrebbe dovuto eleggere il sottoscritto, quale consigliere più giovane di età, rispetto a Carbone Antonio.


Nella delibera precisata in oggetto, invece, pubblicata sull’albo pretorio on line del Comune (allegata), il risultato della votazione è diverso (4 voti assegnati alla consigliera Tania Raso e 3 voti al consigliere Carbone) e l’osservazione del Consigliere Bortone non è riportata.
Da qui la mia richiesta di visione delle schede elettorali e del brogliaccio, in modo da verificare se vi fosse stato un errore di trascrizione tra quanto avvenuto nel corso del Consiglio e riportato nel brogliaccio del Segretario e quanto poi riportato nella delibera pubblicata sull’albo.   
Il giorno dopo la mia richiesta, sono stato convocato presso la sede comunale e durante un colloquio privato mi è stato comunicato dal Sindaco, Ing. Paolo Fallone, che nel dichiarare in Consiglio i voti a scrutinio segreto raccolti dai singoli consiglieri si era sbagliato, per cui il risultato elettorale corretto era quello riportato nella delibera in oggetto; nel contempo, la Dottoressa Parisi mi ha comunicato l’impossibilità di visionare il brogliaccio del Consiglio e sono stato anche rassicurato del fatto che presto avrei ricevuto una comunicazione a chiarimento dell’accaduto.
Purtroppo così non è stato.
Con la comunicazione allegata il Segretario mi ha ribadito il diniego all’accesso del suo brogliaccio, con le medesime motivazioni comunicatemi personalmente, per cui non ho modo di verificare se ha errato il Sindaco nel dichiarare i voti raccolti dai singoli Consiglieri o se, invece, tale errore sia stato commesso dal Segretario Comunale.
A tal proposito mi permetto anche di evidenziare che le schede elettorali che mi sono state poste in visione, in calce alla comunicazione allegata, non sono idonee a garantire la genuinità della votazione riportata nella delibera in oggetto, perché sono evidentemente prive di qualsiasi preventiva vidimazione, che immagino sia invece necessaria.

Precisato quanto sopra, senza entrare nel merito della legittimità a richiedere copia del citato brogliaccio, credo sia interesse del Segretario Comunale e dell’intera Amministrazione comunale fare chiarezza su tale grave equivoco, mostrando quanto trascritto nell’immediatezza della votazione.  
Ciò, anche in considerazione del fatto che la stessa Consigliera Dottoressa, Tania Raso, che ha avuto modo di esaminare i singoli voti durante il Consiglio nella sua veste di scrutatrice- in più occasioni, anche dopo la pubblicazione della delibera in esame, ha dichiarato sui social network di aver riportato 5 voti in suo favore e non 4 come riportato nella delibera allegata.
Tra l’altro, mi resta difficile crede che il Sindaco si sia sbagliato nell’assegnare un voto in più a Tania Raso e, nel contempo, abbia commesso lo stesso errore assegnando un voto in meno a Carbone Antonio.
Così come mi resta difficile credere che, nell’ascoltare il Sindaco dichiarare in modo errato i voti raccolti dai singoli consiglieri, né il Segretario Comunale, né le scrutatrici siano intervenute in Consiglio per correggerlo e non hanno ritenuto di doverlo fare nemmeno dopo il riferito intervento del consigliere Bortone.


Qualcosa non quadra, per cui nell’interesse di tutti sarebbe bene essere il più trasparenti possibili e fare chiarezza su questa vicenda.

Per tale ragione chiedo anche al Sindaco ed alle Consigliere scrutatrici, a cui è indirizzata la presente, di fornire la loro versione dei fatti in modo da far chiarezza sull’accaduto.

Nel contempo, se possibile, chiedo all’Ill.mo Sig. Prefetto di porre in essere tutte le verifiche ritenute opportune per chiarire le contraddizioni emerse tra quanto dichiarato dal Sindaco nel corso del Consiglio comunale del 9.9.19 e quanto riportato nella relativa delibera consiliare.

Nel caso non avvenisse quanto richiesto, si richiede l’annullamento della delibera in questione.


Per concludere mi sia permesso un ultimo appunto.
Chi è più competente di me mi ha riferito che la votazione collegiale a scrutinio segreto, con il voto limitato, sia legittima ed in più occasioni la giurisprudenza ha riconosciuto la legittimità dell’elezione di un rappresentante della minoranza con i voti della maggioranza; è anche vero però che recentemente il Tar Puglia, con la sentenza n. 1070/15, vedi allegato, ha ritenuto illegittima l’ingerenza della maggioranza nell’eleggere con i propri voti un rappresentante della minoranza, così come è accaduto  nel nostro caso.
Per tale ragione mi chiedo se non sarebbe stato meglio e più corretto non approfittare delle lacune legislative e lasciare alla minoranza il diritto di scegliere il suo rappresentante?


In attesa di un cortese riscontro, porgo cordiali saluti.

Il Consigliere Comunale di San Giovanni Incarico, Dott. Umberto Zimarri

Una Prospettiva di futuro

In un’economia che stenta a riprendersi, i singoli si sentono smarriti: in tanti, troppi, a volte forse anche noi stessi, sono in balia della speranza che arrivi all’improvviso un salvatore. Questa speranza in realtà rappresenta un grande limite, ed è la più grande scusa per assecondare la pigrizia. Una scusa per non uscire dalla zona di comfort limitando la nostra visuale che rimane confinata a pochi metri più in là del cancello del nostro giardino.
Il ricordo che rimarrà di noi ai posteri, ai nostri successori, sarà misurato dal cambiamento che avremo indotto con la nostra esistenza sulle loro esistenze. Non è detto che tutti lasceremo un segno, e soprattutto non è assolutamente detto che questo segno, per chi lo avrà lasciato, sarà positivo. Non è scontato che i nostri successori (figli, nipoti) ci saranno grati per ciò che avremo fatto, anzi, dovremmo avere l’onestà intellettuale di tenere in considerazione l’ipotesi che potrebbero maledirci per come NON abbiamo saputo tenere cura di loro, del loro futuro (e come dargli torto visto quello che stiamo facendo, viste le persone che NOI stiamo mandando a amministrarci?). Una cosa però è certa, uno scopo nella vita tutti ce lo abbiamo, anche se a volte per qualcuno un po’ sfocato.

Tutti abbiamo uno scopo orientato a migliorare le cose. Ma migliorare le cose di chi? Spesso è per migliorare le cose che ci appartengono o che abbiamo più o meno vicino, altre volte alcuni (per i più nobili) vogliono semplicemente migliorare “le cose”, a prescindere da chi appartengono. E qui sta il punto.
“Ah, ma questo non riguarda me, non mi appartiene, non mi condiziona, pertanto non mi interessa” è la peggiore delle menzogne che continuiamo a dirci. Il fatto è che tutto ci riguarda, e soprattutto -mettiamocelo in testa- tutto ci appartiene, e di conseguenza dobbiamo sentirne la responsabilità.
Cosa accade quando finirà la nostra vita non è dato saperlo. Ma cosa (non) avremo fatto durante la nostra esistenza sì, e lo sapranno prima di tutti le persone a noi più vicine. Quindi guardiamoci intorno, poi guardiamoci indietro e poi, guardando avanti, proviamo a rispondere onestamente: cosa stiamo lasciando a chi verrà dopo di noi?
Come fare quindi? La visuale sostenibile delle azioni è “semplicemente” è questa: prendersi cura del presente lasciando a quelli che verranno la possibilità di imitarci e magari migliorare. A questo scopo i grandi pilastri sulla quale si basa la scienza della sostenibilità sono tre: il pilastro economico, quello ambientale e quello sociale. Non si può prescindere da nessuno di questi tre pilastri, devono essere valutati in maniera organica e nessuno di questi può essere trascurato, in nessun momento.
Lo sviluppo sociale deve esserci per tutte le categorie: comunità locali, lavoratori, consumatori. Esso deve essere volto a promuovere la creazione di posti di lavoro, con condizioni equamente sicure e dignitose per tutti, senza discriminazioni di sesso, età, nazionalità, credo religioso, credo politico, o altro. Lo sviluppo sociale richiede uno sviluppo di infrastrutture adeguate con PIANI di MANUTENZIONE all’altezza di un paese sviluppato, di servizi al passo con i tempi. Deve essere assicurato per tutti la qualità dell’istruzione e dell’assistenza medica e l’accesso ai tutti i tipi di servizi.
Lo sviluppo economico deve assicurare alle imprese, ai commercianti e al popolo delle partite Iva, di poter far affidamento su una filiera trasparente, prima di corruzione, priva di inganni, con regole chiare e ben definite, così come sulla lealtà della concorrenza. Così da poter mantenere onestamente e liberamente la propria attività, i propri dipendenti e di conseguenza le loro famiglie.
Ma tutto questo non può essere fatto a danno dell’ambiente, se in uno qualsiasi di questi punti si sta ottenendo un beneficio economico o sociale a danno dell’ambiente allora si sta annullando tutto lo sforzo. Bisogna ripensare bene quello che si sta facendo.
I possibili danni ambientali sono molti, alcuni sono evidenti, ma molti sono “invisibili”, per questo sembrano non esserci.
Guardiamoci intorno un secondo, stiamo permettendo di venire sotterrati da rifiuti, con campi elettro magnetici sopra la testa. Nel nostro caso abbiamo un fiume che traporta i metalli pesanti di tutta la valle de Sacco dritta dentro il cuore del nostro paese, le falde dei nostri pozzi sono in condizioni disastrose, il paesaggio che abbiamo sta subendo abusi intollerabili e camminiamo su un suolo, sul quale coltiviamo i nostri orti, saturo di sostanze nocive che avvelenano un po’ per volta noi, le nostre piante e i nostri animali.
La brutta notizia è che questa è la situazione, la buona notizia è che c’è una soluzione: soluzione che richiede uno sforzo collettivo, profondo, radicale. Uno sforzo grande che forse non si è mai visto dalle nostre parti, perché passa per una rivoluzione sociale, politica e industriale.
Ma non abbiamo più tempo per aspettare, non c’è più tempo per attendere: tocca a noi e dobbiamo farlo, subito. Adesso. Senza timore, mettendo in campo una diversa prospettiva di politica, futuro e società.

Umberto Zimarri – Candidato Europee, Europa Verde
Antonio Valente – Ricercatore presso IMDEA Energy

Ho preso un impegno

Europa_Verde_CicloTurismo

7,6 miliardi: una cifra enorme. La cifra che muove l’indotto del cicloturismo.
Dal 2013 al 2018 i cicloturisti sono aumentati del 41%. Una delle tante chiavi di volta che servirebbero per riaccendere la speranza sui territori: posti di lavoro puliti, green, realizzati salvaguardando l’ambiente e il territorio.
Per queste ragioni ho deciso di sottoscrivere anche io, l’appello “Cycling for All” della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta e l’European Cyclists’ Federation.
FIAB ed ECF chiedono che l’Unione Europea mantenga la rotta già fissata in questa legislatura. Sono diversi i risultati portati a termine, come il voto del Parlamento per richiedere 8 spazi-bici su ogni treno nuovo e rinnovato in Europa. Sul lungo periodo i candidati dovranno impegnarsi a incentivare la mobilità ciclistica affinché, entro il 2030, la metà degli spostamenti complessivi venga fatta in sella.

“Cycling for All” chiede poi che venga reso obbligatorio l’Intelligent Speed Assistance (ISA) in tutti i nuovi veicoli per tutelare pedoni e ciclisti. In termini economici, l’appello fissa al 3% la fetta del budget del settore trasporti che dovrà essere destinata alle infrastrutture ciclabili nel prossimo bilancio pluriennale (2021-2027). Ad oggi la spesa è dell’1,5%. L’appello, inoltre, impegna i candidati a far sì che la bici a pedalata assistita elettrica (con velocità limitata a 25 km/h e potenza entro i 250W) venga classificata come uguale alla bici tradizionale.
Ultimo, ma non ultimo, FIAB ed ECF puntano alla formazione di un Intergruppo Parlamentare sulla ciclabilità nel prossimo Parlamento.

Un altro modello di sviluppo è Possibile.

Trisulti: l’internazionale sovranista a casa nostra

La Certosa di Trisulti

Ve l’ho detto, si può fare una campagna europea ponendo attenzione a quello che accade nei territori. Questa storia, ahinoi, lo dimostra.
Collepardo è un piccolo Paese, di meno di mille abitanti, nella Provincia di Frosinone. Nel 1211, proprio in questo borgo, fu eretta l’Abbazia di Trisulti.
Dignitatis Humanae Institute, una fondazione che ai tanti non dirà molto. Molto di più, probabilmente, lo farà capire un nome: Steve Bannon. Cosa centra Bannon con Trisulti?
L’ex stratega di Trump, tramite la sua associazione, ha preso in gestione per 19 anni, pagando 100.000 euro la Certosa di Trisulti. Per rilassarsi nel fresco clima dei Monti Ernici? Certo che no, per farne una scuola di formazione: L’accademia dell’Internazionale Sovranista. Dal centro dell’Italia al centro dell’Europa per formare un vero e proprio “esercito” di populisti, sciovinisti e sovranisti.
L’altra figura chiave della DHI è cardinale Raymond Leo Burke, capofila dell’opposizione a Papa Francesco. Proprio per non farci mancare nulla.
La puntata di Report ( che potete trovare in allegato nel primo commento a questo post) ha evidenziato tutte le gravi e numerose opacità nel bando di assegnazione del Bene: coperture finanziare che provengono da società offshore con sede a Gibilterra, una vecchia chiesetta diroccata fatta passare per museo in modo da poter partecipare al Bando, mancanza dei requisiti giuridici per l’assegnazione del Bando.
Un luogo di pace, di solidarietà, di serenità da secoli non può e non deve diventare il luogo di formazione di chi vuole costruire una società fatta di odio, xenofobia e razzismo.
Chiedo con forza la sospensione immediata della concessione del bene alla Dhi e l’avvio di un rapido accertamento delle negligenze, interne al Ministero, che hanno permesso questo scempio.
Le grinfie della peggiore destra mondiale arrivano financo al cuore della Ciociaria: L’Internazionale Sovranista ha fondi, è organizzata, è pericolosa.
Noi, però, certamente non ci faremo intimidire: abbiamo l’obbligo morale di rispondere punto su punto a questa propaganda falsa che semina paura ed odio nella società. Abbiamo l’obbligo di organizzarci, di ragionare in maniera europea e globale davanti a queste organizzazioni che mirano a distruggere la civile convivenza tra popoli e persone.

5 iniziative per combattere le ecomafie

Umberto Zimarri

Dal rapporto Ecomafia 2018 emerge un dato estremamente preoccupante: mai nella Storia italiana sono stati effettuati tanti arresti per crimini contro l’ambiente come nel 2017, mai tante inchieste sui traffici illeciti di rifiuti.
Per dare un’idea partiamo da un dato: mediamente ogni giorno in Italia si verificano 84 illeciti al giorno.
Il settore dei rifiuti è quello dove si concentra la percentuale più alta di illeciti, che sfiorano il 24% mentre il giro di affari delle ecomafie si aggira sui 14 miliardi di euro. Il Lazio si posiziona in quinta posizione per numero di illeciti commessi, prima delle regioni considerate a tradizionale presenza mafiose.

Quali proposte per contrastare il fenomeno dei “ladri di futuro”? Come Candidato alle Europee concordo e rilancio quelle lanciate da Legambiente nel report Ecomafie 2018. Ovvero:

1) Istituzione di una commissione d’inchiesta Parlamentare sul ciclo dei rifiuti e di una commissione d’inchiesta per l’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
2) Approvazione in tempi rapidi di una legge che semplifichi l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive e di un disegno di legge sui delitti contro fauna e flora protette
3) Formazione specifica ed avanzata a tutti gli operatori del settore sulla legge 68/2015
4) Facilitare l’accesso alla giustizia ,abbattendo i costi,per le associazioni ambientaliste. La Giustizia non può essere un lusso.
5) Maggiore tutela dei marchi nel settore agroalimentare riprendendo la proposta di disegno di legge del 2015 sulla tutela dei prodotti alimentari della Commissione ministeriale presieduta dall’ex procuratore Gian Carlo Caselli, che introduce una serie di nuovi reati che vanno dal “disastro sanitario” all’“omesso ritiro di sostanze alimentari pericolose” dal mercato.

Elezioni Europee, Umberto Zimarri apre la campagna elettorale

Entra nel vivo la Campagna Elettorale per le Europee 2019, domenica 28 Aprile alle 18:30, in Piazza Falcone e Borsellino, il candidato per Europa Verde, Umberto Zimarri, presenterà la sua candidatura alla cittadinanza.

“La mia candidatura nasce sul territorio, spiega Zimarri, per questo era doveroso partire proprio da San Giovanni Incarico: il mio paese, il luogo dove ho iniziato ad appassionarmi alla politica ed alle lotte ambientali e dove sono Consigliere Comunale. Queste elezioni dimostrano ancora una volta come i grandi partiti ci considerano: una provincia di serie B, una provincia dell’impero succube delle decisioni politiche prese a Roma. Sono fiero ed orgoglioso di rappresentare la Ciociaria ed il Cassinate con questa candidatura. Ci tengo a ringraziare il mio partito Possibile per l’enorme fiducia che mi ha concesso proponendomi la candidatura e tutto il gruppo civico di Primavera Sangiovannese che in maniera convita e compatta mi ha incoraggiato e mi sta sostenendo in questa avventura”

Ai punti programmatici nazionali ed europei che spaziano dalla riconversione energetica al Fisco Comune Europeo non dimenticando la difesa dei diritti Umani e una politica che punti ad un’effettiva parità di genere e diritti senza discriminazioni, Zimarri ha pensato di sviluppare 5 punti dedicati al comprensorio locale: l’Europa e i piccoli centri: tutela, valorizzazione e sviluppo; Ciclo dei Rifiuti e lotta alle ecomafie: dagli errori della politica al contrasto delle infiltrazioni mafiose; Acqua bene pubblico sempre più prezioso: dai soprusi dei gestori alle reti colabrodo; Messa in sicurezza del territorio: la grande opera di cui abbiamo bisogno; Cambiamenti Climatici ed agricoltura: rischi, difficoltà e nuove sfide.

Queste elezioni europee sono importantissime e cruciali per il nostro futuro prossimo- continua Zimarri: da una parte troviamo l’Internazionale Sovranista che punta a distruggere il concetto stesso di Europa Unita, dall’altra c’è chi con le sue politiche miopi ha distrutto il Sogno Europeo di Altiero Spinelli. Spetta a noi dunque mantenere alta la bandiera dell’Europeismo mettendo al primo posto dell’agenda politica la lotta ai cambiamenti climatici e coniugandola con politiche progressiste attente ai bisogni delle persone e non solo delle grandi multinazionali.

Abbiamo 12 anni per Salvare il Pianeta per questo non si può più tergiversare: tocca a noi, tocca a tutti noi prendere il mano il nostro destino. Lo dobbiamo ai bambini di oggi che ci chiederanno un domani “Tu cosa hai fatto per il mio futuro?”